Commento al Vangelo del 7 agosto 2016.
Proprio in questo tempo, che per molti è di ferie, di riposo, di ‘stacco’ dall’impegno quotidiano, la liturgia ci fa ascoltare parole molto impegnative di Gesù, che invita alla prontezza, alla vigilanza, all’impegno nel servizio (Lc 12,32-48). Parole che ci aiutano forse a vivere ancor meglio il senso della vacanza.
Anzitutto Gesù conclude l’invito dei versetti precedenti a questo brano: aveva indicato gli uccelli del cielo e i gigli dei campi come esempio della provvidenza di Dio Padre, il quale certo non dimentica i suoi figli. Non c’è dunque motivo di vivere negli affanni e nelle preoccupazioni per il cibo e per il vestito. Il Padre che ci ha creato si preoccupa di darci il sostegno per la nostra vita (che noi da fratelli siamo chiamati a condividere…), ma soprattutto ci dà il Regno, e cioè il senso, il progetto di una vita che trova il suo compimento nell’amore, nella giustizia, nella pace che Dio opera sulla terra nella persona del suo Figlio. Ci pone, il nostro Padre buono, in una condizione di amore sicuro, che orienta tutte le scelte della nostra vita. C’è nelle nostre mani un tesoro indistruttibile. Non può essere rubato dai ladri. Non può essere mangiato dal tarlo. Può essere però che non ce ne accorgiamo, che non sappiamo apprezzarlo. «Quanto poco è amato l’amore!», diceva qualche giorno fava il Card. Bagnasco ai giovani italiani riuniti a Cracovia. A quale tesoro è attaccato il mio cuore? Che cosa vale di più per me oggi? Che cosa mi dà più sicurezza? Forse non ci si pensa neanche più di tanto. Forse la scelta delle priorità della vita, per molti ai nostri tempi, è lasciata all’istinto, allo spontaneismo. In ogni caso una preferenza c’è. Sempre. Riflessa o irriflessa. Mondana o trascendente. Se il tuo tesoro è qui, può essere anche molto accattivante ed emotivamente coinvolgente, ma non dura. È felicità illusoria. Se il tuo tesoro è il Signore, magari non è sempre così ‘da brivido’ (chè spesso si vive nella desolazione), ma è la verità, e dura. Per sempre. E nessuno (tranne il tuo personale rifiuto), può separarti da Lui.
Queste riflessioni del Signore sfociano in due parabole sulla vigilanza. Par di tornare ai temi dell’Avvento. Bisogna stare «pronti, con le vesti strette ai fianchi (sennò ti impicciano) e le lampade accese (sennò non vedi un tubo)». Se è decisivo il tesoro nei cieli, come si vive adesso? Se il tesoro verrà acquisito definitivamente solo nel futuro momento della morte, che si fa qui ed ora? Gesù parla ai discepoli e alla sua Chiesa, che vivono nel tempo, nell’attesa del suo ritorno. Un tempo in cui ai discepoli è affidata la cura della casa, della servitù, delle razioni di cibo… Non è un tempo inoperoso, quello dell’attesa. È tempo di servizio. Se il tesoro è l’amore misericordioso del Signore-che-si-dona, questo amore deve ispirare i discepoli nel dono permanente di se stessi. Lo sguardo al futuro compimento (nella parabola è espresso con l’immagine di Gesù stesso che passa a tavola per servirci), qualifica l’oggi nella logica del servizio. Una logica esigente, ma bellissima: il Papa Francesco lo ha ricordato a Cracovia dicendo chiaramente ai giovani che «Se uno che si dice cristiano non vive per servire – ha spiegato – non serve per vivere. Con la sua vita rinnega Gesù Cristo».
Dunque stare pronti vuol dire servire. Tutto quel che nelle nostre giornate non c’entra con il servizio, non serve a nulla.
Ma c’è un altro importante appello di Gesù per noi in queste parabole. È l’appello a decidersi. Adesso. Il nostro futuro di gloria o di dannazione dipende da quel che decidiamo oggi, da quel che decidiamo ogni giorno, da quel che decidiamo in ogni momento. Dio, la sua parte, l’ha fatta. Il suo giudizio l’ha già dato. Non deve aggiungere nulla. Non ci sono segreti su quel che il Padre buono pensa, sui suoi desideri di salvezza per ciascuno dei suoi figli che sono sulla faccia della terra. Non ci sono dubbi sul suo amore disposto a perdonare anche i crocifissori del suo Figlio (in realtà, purtroppo, i dubbi molti li hanno ancora… perché non abbiamo loro annunciato bene il Vangelo).
Gesù, insomma, insiste testardamente sulla nostra libertà e responsabilità nell’amore. Non vuole far paura, ma provocare alla serietà, al brivido di una vita sempre sulla cresta dell’onda quanto alla pienezza di coscienza e alla creatività nell’amore.
Il tempo della vacanza sia per tutti una occasione per ritemprare le forze in vista del servizio; una occasione di contemplazione e di gusto del tesoro che è il Regno di Dio; una occasione di più distesa tessitura di reti di comunione.