Giornata Mondiale della Gioventù – Cracovia 2016. 27 luglio.
La giornata comincia con pantagrueliche colazioni nelle case delle famiglie che ci ospitano e delle quali continuiamo a gustare (letteralmente) la generosità.
Poi nella chiesa parrocchiale di Borzecin si prega insieme con le Lodi mattutine, vero avvio di una giornata di fede con i pellegrini italiani presenti a Cracovia. Forse centomila. Non li abbiamo visti tutti insieme. Una gran parte però li abbiamo incrociati, in gruppi festosi e colorati, nelle vie di Cracovia, dalle parti di due famosi santuari (famosi per noi che adesso li abbiamo conosciuti). Sono di recente costruzione. Uno è dedicato all’amatissimo (dai polacchi, ma anche da tutti gli altri) papa Giovanni Paolo II. Le sue pareti sono ricoperte di stupendi mosaici dell’Atelier del Centro Aletti (che bello sarebbe celebrare immersi in questa iconografia…). L’altro santuario, che è lì vicino, è dedicato alla santa Faustina Kowalska, apostola della misericordia. Quella, per intenderci, del ‘Gesù confido in te’.
In una mattinata caldissima raggiungiamo la zona e incontriamo il nostro vescovo Luigi. Accaldato anche lui, si unisce al gruppo dei ferraresi-comacchiesi. O forse noi ci uniamo a lui, che ci parla con passione e profondità, mentre stiamo seduti sul prato prima di vivere il pellegrinaggio alla porta santa del Santuario di suor Faustina. Con parole di ampio respiro antropologico e storico, il vescovo Luigi ci aiuta a mettere a fuoco la centralità e l’enormità del messaggio evangelico per la vita del mondo. Un mondo che ha dimenticato e dimentica la misericordia. Un mondo che però vive perché c’è la misericordia nel cuore della gente. Senza di essa tutto sarebbe già distrutto. E la misericordia non è un sentimento leggero, per quanto intenso. È piuttosto una persona: la persona del Figlio di Dio che sempre prende l’iniziativa di amarci e ci dona la forza di farlo tra di noi. Misericordia è lasciarci raggiungere dalla iniziativa di Dio.
Compiuto il pellegrinaggio, con tanto di passaggio per la porta santa nel santuario della Misericordia, ci mettiamo a caccia del pranzo. C’è l’imbarazzo della scelta davanti ai luoghi di distribuzione: si va dalla pizza, alle patate fritte con hamburger o hot-dog, alle specialità polacche (tipo fette di pane con lardo e cetrioli, o strane collane con ciambelline di pane, o dolcetti alle mele…), alle misteriose scatolette sigillate e calde, che nascondono improbabili paste alla bolognese o stufati di fagioli, o polli conditi con salse cinesi o insalate di riso al curry. Quel che non è improbabile è la coda per arrivare ai banchi di distribuzione…
Il cielo intanto si rannuvola e minaccia pioggia, anche se il rumore degli elicotteri nasconde il rombo di tuoni ormai vicini.
A metà pomeriggio si celebra la Messa. Attorno al santuario decine di migliaia di italiani si raccolgono, in un intenso clima di preghiera, appena disturbato dalla pioggerellina che benedice questa colorata assemblea. Il Cardinale Bagnasco presiede, assieme a un sacco di vescovi e di preti, con il suo stile piuttosto asciutto. Ma nell’omelia sfodera, pur nella compostezza, una passione grande per i giovani che lo ascoltano in un attentissimo silenzio. Fa risuonare la Parola che invita alla gioia nella verità delle ferite del cuore, che annuncia l’iniziativa misericordiosa di Dio (primo: lasciarsi amare) spesso trascurata (oggi quanto poco amato è l’amore!), che invita all’amore vicendevole (roba dell’altro mondo!). Riprende la parola, al termine della Messa, per sottolineare, tra gli applausi, che in questo tempo di disastri la risposta sono i giovani lì presenti, capaci, se si aprono all’Amore, di incendiare il mondo, e prima di tutto l’Italia. Caterina da Siena lo diceva un po’ di secoli fa.
Gli orari ferrei degli autisti ci impediscono di fermarci alla festa serale per gli italiani sulla spianata accanto al santuario di san Giovanni Paolo II. Facciamo in tempo a sentire un paio di canzoni di Renzo Arbore (sic!) e di un famoso dj di cui non ricordo il nome… Poi bisogna tornare a Borzecin. Ci caviamo però la soddisfazione di fare un po’ di festa serale (insomma, un po’ di confusione a suon di bans) nella piazza (?) del paesino, prima di tornare in famiglia.