Commento al Vangelo dell’8 maggio 2016.
L’Ascensione è l’atto conclusivo della permanenza visibile del Signore Gesù nel mondo. Dopo essere risorto dai morti, per quaranta giorni s’è fatto vedere dagli apostoli e da tanti altri discepoli, continuando ad offrire loro la sua amicizia e la sua parola, preparandoli alla vita della Chiesa, che è vita di missione. Poi «Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo» (Lc 24,46-53).
Gesù è il Figlio di Dio. Più che di partenza fisica, si tratta di un cambiamento nel modo della presenza. Il segno dell’essere elevato in alto dice la radicale appartenenza di Gesù al mondo del ‘cielo’, e cioè la sua natura divina. Gesù ‘sedette alla destra di Dio’: proprio lui, che aveva camminato per le strade della Galilea e della Giudea, che era stato condannato e ucciso come un criminale, è il Figlio di Dio. Non poteva essere trattenuto dalle porte e dalle sbarre della morte! Se Gesù è risorto dai morti, vuol dire che ha il dominio sul creato e le sue leggi, un potere che appartiene solo a Dio! Sedere alla destra di Dio è il segno della piena e perfetta partecipazione del Figlio al potere del Padre sul mondo.
Gesù continua ad amare. Si tratta di un potere che coincide con l’amore. La passione, la morte e la risurrezione di Gesù lo hanno ormai evidenziato definitivamente. Non ci dev’essere alcun dubbio sul fatto che Dio non vuole tiranneggiare gli uomini, ma li vuole amare teneramente. E Gesù risorto, con la sua umanità glorificata può continuare ad amare tutti gli uomini, in ogni luogo e in ogni tempo. La risurrezione ha avuto come esito questo: la possibilità del Figlio di Dio di essere presente sempre e dappertutto, per raggiungere tutti, offrire la sua amicizia e alleanza a tutti. Ce lo ha assicurato: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).
Gesù ascende al cielo con la nostra carne. La bellezza dell’Ascensione di Gesù sta nel fatto che compie la salvezza della natura umana. Nella sua natura divina, infatti, il Figlio di Dio non si è mai separato dal Padre. È la natura umana, la nosta carne che viene introdotta definitivamente nel mondo di Dio, nell’abbraccio del Padre. L’incarnazione non è stata una semplice parentesi: Gesù non si distacca più dalla ‘carne’ umana che ha assunto. Rimane vero Dio e vero uomo per sempre. E poichè la ‘natura umana’ è un concetto astratto, chè concretamente esistono solo le singole persone umane, dire che Gesù ha unito la natura umana alla Trinità significa che veramente ciascuno di noi è ‘deificato’, portato al cospetto del Padre, innestato nel circolo d’amore meraviglioso del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.