Una città sposa

Cartoncino V di Pasqua 2016

Commento al Vangelo del 24 aprile 2016.

Ascoltando Gesù risorto, che ci conduce in questo Tempo di Pasqua a comprendere sempre meglio la grandezza della sua vittoria sul peccato e sulla morte, ci imbattiamo in uno dei vertici della rivelazione evangelica. Si tratta della rivelazione del comandamento nuovo (Gv 13,31-35). Sono parole pronunciate dal Signore nella sua ultima cena con i suoi discepoli, subito dopo aver compiuto l’umile gesto di lavare i loro piedi. Un gesto d’amore che riassume ed anticipa il dono della vita sulla croce e nella risurrezione: Dio si mette al nostro servizio, senza riserve. Dio Padre è sempre al nostro servizio: ci dona esistenza, energia e vita, ci dona tutta la creazione come giardino in cui vivere e da custodire, ci dona i fratelli da amare e dai quali essere amati, ci dona il suo Figlio e il suo Spirito, ci dona la sua sapienza per orientarci nella nostra vita (la sua Parola), ci dona il suo perdono per farci sempre ripartire dopo i nostri sbagli… Ecco la gloria di Dio che si fa vedere e che possiamo riconoscere: l’amore del Padre che raggiunge l’espressione massima della sua visibilità nella bontà di Gesù crocifisso e nella forza della risurrezione. La novità del comandamento di Gesù sta proprio in questo: che Dio ci ha amati per primo, e ha manifestato la sua gloria/amore mettendosi al nostro servizio fino a condividere la nostra passione e la nostra morte, per raggiungerci nella condizione più povera e abietta che possiamo vivere. La novità del comandamento di Gesù sta in quel «come io ho amato voi», che dice la nostra vocazione ad essere «misericordiosi come il Padre». Se Gesù ci dice questo, vuol dire che è possibile, chè sappiamo che lui non ci vuole prendere in giro!

Se questo ci affascina, avvertiamo anche drammaticamente tutta la nostra distanza da ciò che il Signore ci propone, tutta la fatica di plasmare la nostra testa, i nostri sentimenti, il nostro cuore. Perdonare sempre come lui? Essere sempre generosi come lui? Essere attenti e pazienti come lui? Come è possibile? Eppure Gesù ci scommette la vita, ci crede, lo desidera ardentemente: ci vuole aiutare ad essere splendidi nell’amore, tanto da essere volto della sua gloria/amore!

Il comandamento nuovo fa una umanità nuova: la pagina dell’Apocalisse che ascoltiamo oggi (21,1-5) ci fa contemplare il completo rinnovamento cui punta il Signore che fa «nuove tutte le cose». Il nostro sguardo è spinto in avanti, ci fa vedere i cieli nuovi e la terra nuova come frutto della risurrezione di Gesù. L’umanità nuova è rappresentata come una città santa, «pronta come una sposa adorna per il suo sposo». È una umanità resa capace di amare veramente, di vivere davvero l’amore sponsale. Questa capacità non viene semplicemente dalla buona volontà degli uomini: la città infatti «scende dal cielo, da Dio». Solo aprendosi alla forza d’amore di Dio in Gesù Cristo si realizza una rete nuova di relazioni tra gli uomini. La forza dell’amore di Dio sconfigge le logiche di morte, che portano oggi al lutto, al lamento, all’affanno, alle lacrime.

Questa città-sposa è già e non ancora. Quel che è annunciato dalla Parola è già cominciato: Dio ha già piantato la sua tenda in mezzo a noi, abita in mezzo a noi, ed è all’opera in ciascuno di noi. Guardare il futuro compimento, il rinnovamento radicale del mondo, ci riempie di speranza e rimotiva il nostro impegno di collaborazione con il Signore. La promessa di quella pienezza (fondata sulla fedeltà di Dio, che non scherza su queste cose) attiva quotidianamente le nostre risorse personali e comunitarie: mentre guardiamo con fiducia il futuro, sperando contro ogni speranza, lo anticipiamo il più possibile, lo prepariamo meglio che possiamo rinnovando i nostri rapporti di oggi. Con il coraggio del perdono. Con la fiducia e la stima per gli altri. Con il dono generoso di noi stessi. Con l’impegno per la giustizia e per la pace. Con le opere di misericordia. Con la forza nella sofferenza.

Nel nostro contesto sociale e storico di grandi cambiamenti, di crisi della politica e delle istituzioni, di smarrimento davanti al fenomeno epocale di ricomposizione dei popoli nella nostra Europa, siamo guidati con speranza dal progetto di Dio, che anche oggi, in questo tempo, ci sta conducendo, per vie inedite, tutte da scoprire con intelligenza, ad affermare un modo di convivenza e di accoglienza che assomigli il più possibile alla città sposa in cui si vive il comandamento nuovo.