Amici della croce

Commento al Vangelo del 20 marzo 2016. Nella Domenica delle Palme si proclama il racconto della Passione del Signore, quest’anno secondo l’evangelista Luca (Lc 22,14 – 23,56). Sappiamo che ogni evangelista narra la vita di Gesù (ed in particolare i momenti decisivi della sua Pasqua) con alcune sottolineature particolari, e solo i quattro racconti letti insieme danno conto in modo sufficiente di ciò che il Signore ha sperimentato per la nostra salvezza.

Il racconto di Luca ha un tono molto personale: fa certo riferimento alla oggettività dei fatti che ha ricevuto dalla predicazione della Chiesa, ma non in modo freddo e asettico. Luca amava Gesù risorto, e raccontando la gli eventi drammatici della Passione fa trasparire tutto il suo rispetto e la sua fede nel Figlio di Dio che si è veramente incarnato e ha sofferto con amore. Le prime parole di Gesù durante l’ultima cena sono, per Luca: «Ho tanto desiderato mangiare questa pasqua con voi». È serenamente e decisamente sbilanciato sui suoi, pieno della brama di salvezza del Padre misericordioso. Il terzo evangelista mostra il suo affetto personale per Gesù e invita ogni discepolo a contemplare il maestro nella grande dignità e libertà con cui ha vissuto la Passione. Gesù appare veramente padrone di tutti gli eventi. È lui che si lascia generosamente consegnare. Sa quando parlare, sa quando tacere. Non è preoccupato della sua difesa personale di fronte alle ingiuste accuse, ma di annunciare la sua identità di Figlio di Dio: sia davanti al tribunale ebraico, sia sulla croce, quando si consegna definitivamente al Padre («Padre, nelle tue mani affido il mio spirito!»). Sa dire le cose giuste ed essenziali, al momento giusto. Sa mostrare la sua premura per le persone che gli stanno accanto: solo Luca riporta la compassione per le donne di Gerusalemme che piangono su di lui, e anche il dialogo con il ‘buon ladrone’, al quale assicura la salvezza come condivisione del paradiso. Solo Luca riporta l’incredibile affermazione di Gesù che, appena inchiodato sulla croce, dice: «Padre, perdona loro perchè non sanno quello che fanno». La nobiltà d’animo del maestro è evidenziata da Luca anche con la ripetuta l’affermazione della innocenza di Gesù (tre volte sulla bocca di Pilato), oltre che con l’omissione di alcuni particolari offensivi (la sfilata dei falsi testimoni) o crudeli (la flagellazione e le prese in giro dei soldati). Non riporta nemmeno esplicitamente la sentenza di condanna, per evidenziare ancor di più la centralità di ciò che Gesù dice di se stesso.

L’obiettivo di Luca è perciò anche parenetico, cioè di esortazione ad imitare Gesù e a convertirsi a lui.  Lo vediamo nel fascino della statura morale di Gesù, nella fedeltà infinita al suo progetto di manifestare amore. Lo vediamo anche negli incontri con altri personaggi protagonisti della Passione. Alcuni positivi, da imitare, altri negativi, da cui prendere le distanze. Bisogna certo imitare Pietro, non nel rinnegamento, ma nel pentimento che lo porta a piangere amaramente, dopo che Gesù, precisa Luca, «essendosi voltato, guardò fisso Pietro». Bisogna imitare le donne di Gerusalemme, che facevano lamento su di lui, distaccandosi dalla folla che ne aveva invocato la crocifissione: anche verso di loro Gesù «si voltò» per aiutarle a rendersi conto che è necessario rendersi conto del male. Bisogna imitare il buon ladrone, che si rende conto della innocenza di Gesù e prende la parola in sua difesa. Bisogna imitare il centurione che «vedendo l’accaduto, glorificava Dio».

Luca sottolinea in modo  particolare la presenza delle folle, specialmente quando parla delle donne di Gerusalemme e dell’ultimo respiro di Gesù. Le folle erano accorse a quello che l’evangelista chiamo uno «spettacolo», una theoria, una cosa da vedere. Non si tratta di un significato sensazionalistico: piuttosto, Luca ci aiuta a renderci conto che la Passione di Gesù è l’esperienza storica in cui si concentra la massima manifestazione della misericordia di Dio. Il Padre vuole mostrare il suo amore salvifico per i singoli ma anche per il popolo intero, per l’umanità intera. Con il suo grande senso della storia, Luca colloca la Pasqua al centro di un grande progetto di espansione del Regno di Dio, che deve raggiungere tutti i popoli, a partire da Gerusalemme e fino ai confini del mondo (cf. Lc 24,47).

Noi siamo dentro a questa storia di salvezza. Oggi. Siamo il popolo di Dio che sempre guarda questo spettacolo d’amore.