Lectio divina sul Vangelo secondo Luca: 6

In questo anno pastorale 2015/2016 ci sentiamo chiamati a camminare alla presenza del Signore: ci aiuta l’esperienza dei primi discepoli di Gesù, che contempliamo meditando il racconto dell’evangelista Luca. Come fa il bue (simbolo dell’evangelista Luca), ruminando la Parola di Gesù (il leone), il discepolo peccatore e disordinato è trasformato e salvato.

Gli spunti qui riportati sono la sintesi della condivisione tra i partecipanti alla lectio divina di domenica 28 febbraio 2015 su Lc 5,27-39, offerti a tutta la comunità. Tutti sono invitati a trovare un momento personale o famigliare per la lettura e la preghiera.

Meditazioni precedenti:

Luca 5, 12-26 Uomo, sono rimessi i tuoi peccati

Luca 4,31-44 Imponendo le mani a ognuno di loro li curava

Luca 2,39-52 Nelle cose del Padre mio bisogna che io sia

Luca 1, 5-25 L’annuncio a Zaccaria

Luca 1, 1-4 La solidità delle parole

 

Luca 5,27-39  Il medico e lo sposo; il vecchio e il nuovo.

27 Dopo ciò egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». 28 Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
29 Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla di pubblicani e d’altra gente seduta con loro a tavola. 30 I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?». 31 Gesù rispose: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; 32 io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi».
33 Allora gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi mangiano e bevono!». 34 Gesù rispose: «Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro? 35 Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà strappato da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno». 36 Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio. 37 E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti. 38 Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi. 39 Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!».

 

Alcuni punti per la meditazione personale

La sequenza 5,17 – 6,11

5,17-26: Gesù guarisce un paralizzato

5,27-35: Controversia sul MANGIARE e il bere

5,36-39: parabola sul nuovo e il vecchio

6,1-5: Controversia sul lavoro per MANGIARE

6,6-11: Gesù guarisce un paralizzato

 

5,27-28: la chiamata di Levi. ‘Levi’ significa ‘aggiunto/attaccato a’. Luca sottolinea lo sguardo misericordioso di Gesù che raggiunge questo esattore e la subitaneità della sequela.

L’immediatezza della risposta di Levi nell’AT non c’é sempre: vedi Mosè o la figura straordinaria di Giona. Si può anche dire di no a Dio… Lo sguardo di Gesù ti fa sentire speciale. Lui guarda e sa tutto di te. Questo sguardo arriva dentro a tutto l’essere. Le persone che hanno accettato lo sguardo penetrante di Cristo sono in uno stato di grazia, anche se nel loro quotidiano continuano a vivere la responsabilità della scelta di dire si, con il contrasto rispetto al mondo.

5,29: la festa. La chiamata ha in sé il perdono dei peccati: non c’é bisogno di dirlo, perché il centro della questione è l’accoglienza tra Gesù e Levi, il contesto della casa, la nuova famigliarità tra Dio e uomo. Luca insisterà su questo ad esempio nella parabola del Padre misericordioso (15,11-35) o nella vicenda di Zaccheo (19,1-10).

5,30: lo scandalo e la domanda di farisei e scribi (presenti in tutta la sezione), fatta ipocritamente ai discepoli e non a Gesù.

Giusti e peccatori non possono stare insieme. Il giusto non pub andare dal peccatore. Prima il peccatore deve convertirsi… Chi sono i peccatori nella testa di scribi e farisei?

5,31: Gesù, il medico, interviene direttamente. Isaia 57,18-19: «Io lo guarirò, lo consolerò, conforterò lui e i suoi afflitti, farò schiudere la lode sulle loro labbra, Pace, pace a chi è lontano e a chi è vicino, dice il Signore. Si, io ti guarirò». Chi sono i peccatori nella testa di Gesù? Esistono dei giusti? Esistono dei sani? Il peccato di farisei e scribi è di ritenersi giusti e sani; e di mettersi al posto di Dio per giudicare gli altri…

5,33: il digiuno. Scribi e farisei incalzano ora direttamente Gesù, il cui gruppo si distanzia dalle pratiche religiose dei più pii: questi digiunano e pregano, mentre i discepoli di Gesù (e Gesù stesso) mangiano e bevono. Si pub digiunare per farsi vedere dagli uomini e da Dio… per pura formalità

5,34-35: Gesù, lo sposo, non nega l’utilità del digiuno: ci sarà il tempo anche per quello. Adesso é tempo della presenza dello sposo. Isaia 54,1.5: «Grida di gioia, sterile, che noi hai partorito… perché tuo sposo sarà il tuo Creatore»; Osea 2,16-22 «Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. E avverrà, in quel giorno – oracolo del Signore – mi chiamerai: «Marito mio», e non mi chiamerai più: «Baal, mio padrone». Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell’amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore!» (anche ls 54,1-10; 49,14-26; 62,1-9; Ezechiele 16 e 23; Geremia 31,3-4).

Viene il medico, Viene lo sposo. Senza che i malati lo abbiano chiesto, senza che il popolo lo abbiano chiamato. La festa non è solo il premio finale per gli uomini, ma soprattutto il luogo in cui nasce una vita rinnovata. Così le nostre Messe: non il premio per i perfetti («io non sono degno…»)…

5,36-38: vecchio e nuovo. La doppia parabola al centro della sequenza è di per sé molto enigmatica. Dal contesto si intuisce che Gesù allude all’alleanza nuova (per il vestito/nudità: Ez 16; Os 2,15; Ger 3; per il Vino nuovo: ls 55,1-5; Amos 9,13-14). Non è un rattoppatore, Gesù, non un restauratore, ma un fondatore!

5,39: una novità che spaventa. Mai lasciare la strada vecchia per quella nuova, si dice… Abbiamo una scintilla divina, ma costruiamo il nostro modo di essere alimentandola dentro alla cultura, alle abitudini e alle relazioni. Siamo confortati quando ci troviamo nei momenti rituali, ma é difficile accettare che continuamente Gesù ci rivolga una parola immensa (ad esempio l’appello a convertirsi, o ad amare i nemici…): ci si accontenta molto e questo é un fatto molto umano. Il nuovo spiazza! Nelle situazioni quotidiane si va in crisi: il nuovo deve entrare nella vita concreta (esempio del saluto a uno che ti ha fatto causa). E ogni Volta abbiamo una opportunità profonda di dire di sl alla novità di Dio.

Agostino, Discorso 272/B sulla Pentecoste.

Come la risurrezione del Signore confermò nei discepoli la fede nella divinità di colui che per noi si è degnato farsi uomo, molto pia [la confermarono] la sua ascensione al cielo e ancor pia pienamente e perfettamente il dono dello Spirito Santo che egli mandò. [Tale dono] riempì i suoi discepoli diventati già otri nuovi atti a ricevere il Vino nuovo. Per questo, quando essi si misero a parlare in Varie lingue, [i loro ascoltatori] dissero che erano ubriachi e pieni di Vino nuovo. Le parole degli ascoltatori furono testimonianza delle divine Scritture. Nessuno mette il Vino nuovo in otri Vecchi aveva detto il Signore. Preparava quindi il Vino nuovo per otri nuovi. Gli otri erano Vecchi fino a che avessero considerato Cristo solo sotto l’aspetto umano. Era di un otre Vecchio quell’intervento dell’apostolo Pietro, quando a lui, che temeva che Cristo morisse e che facesse la stessa fine di tutti gli altri uomini, il Signore disse: Allontanati da me, satana, perché mi sei di scandalo. Questo timore di Pietro era di un otre Vecchio.

Ma dopo che il Signore risuscitò e si mostrò loro ed essi poterono toccare colui che avevano pianto sospeso alla croce, e videro Vivo il suo corpo che avevano pianto morto e sepolto, allora furono confermati nella fede e credettero in lui. (…) I discepoli riunitisi in un unico luogo, perseverando nella preghiera e nell’attesa della promessa, si spogliarono dell’uomo Vecchio e si rivestirono dell’uomo nuovo. Una Volta resi capaci [di riceverlo], ricevettero nel giorno della Pentecoste lo Spirito Santo. E non senza motivo noi celebriamo questo grande mistero e questo importantissimo giorno. Osservate bene, carissimi, come l’Antico Testamento concorda perfettamente con il Nuovo.

Nell’antico la grazia Viene promessa, nel nuovo Viene concessa; nel primo é prefigurata, nel secondo é realmente presente