Esercizi spirituali: il padre misericordioso

Quarta tappa degli esercizi spirituali guidati dal p. Tiziano Pegoraro.

La parabola del padre misericordioso è il vangelo nel vangelo!

Importante leggere l’introduzione del capitolo 15, cui seguono le tre parabole della pecora, della dramma e del padre.

Tutti i pubblicani e i peccatori si avvicinano a Gesù per ascoltarlo! Il vangelo secondo Luca è della misericordia e della gioia. Gesù è l’attrazione di tutti gli outsider, quelli che sono fuori dalla chiesa, dalla struttura. Quelli che pensano solo alle cose e al denaro (Luca ha anche la parabola del fariseo e del pubblicano al tempio: 18,9-14). I pubblicani sono al servizio di Roma come esattori delle tasse: sono fuori dal popolo e sono contro il popolo! Questa feccia arriva da Gesù, si attacca come una calamita a Lui.

Chi può andare nelle periferie, praticare l’amore di Gesù nelle tenebre? Il discepolo! Non è una questione di tecnica, di organizzazione: solo chi acquisisce i sentimenti e il cuore di Gesù può andare nelle tenebre. Chi vive in amicizia, chi è innestato in Gesù e condivide la sua carità! Le beatitudini, l’atteggiamento del buon samaritano e del padre misericordioso non possono essere messe in pratica come una norma: sono frutto dell’intimità con Gesù, propria dei discepoli!

Farisei e sadducei e sacerdoti mormoravano… «costui accoglie i peccatori e mangia con loro!». Loro che si sentivano eredi della rivelazione a Mosè. Gesù è una contraddizione rispetto alle categorie della religione ufficiale, perché sta con chi è giudicato lontano da Dio, impuro.

Luca dipinge un quadro tipico dell’atteggiamento di Gesù: la Chiesa è missionaria va necessariamente nel buio. Una Chiesa solamente cultuale non è conforme all’atteggiamento di Gesù rilevato da Luca.

Gesù accoglie e mangia. Il mangiare è la forma più immediata di intimità, di compagnia.

Uno così, secondo le categorie cultuali tradizionali, non può essere il Messia, atteso come un liberatore fedele alla Legge di Mosè…

Gesù va invece verso l’impuro, va fuori, all’esterno del popolo, della chiesa.

Con la parabola del padre misericordioso, Luca non vuole strappare le lacrime a qualcuno…

Lc 15,1-2.11-32

1Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:

4«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Che fa alla fine il fratello maggiore? Non si dice. È un racconto aperto… sta a noi decidere: preferiamo essere come il padre che accoglie o come il figlio maggiore, che vive in casa da servo e non della libertà dei figli. Si esige la partecipazione dell’ascoltatore: da che parte stai?

Il centro di tutto è proprio il padre. È lui che dà senso alle azioni del figlio minore e del maggiore: è misericordioso con entrambi, ma il maggiore non accoglie.

È una parabola contro il legalismo. Dio è contro il legalismo, contro un servizio fatto regola per regola come se fossimo degli operai che marcano il cartellino.

Il figlio minore ha avuto una reazione di cuore, si è messo in una relazione di cuore con il Padre. La Legge non ci salva (cf. Rm): i farisei sono davanti a Dio con la sicurezza di aver osservato tutta la legge e per esigere la ricompensa. Ma Dio non è così. Dio accoglie l’uomo così com’è, con le sue reazioni positive e negative. Vuole un rapporto di cuore, una relazione. Dio non vuole i ‘puritani’.

Il figlio minore chiede il suo patrimonio: un atto libertino, perché significa allontanarsi di casa, essere indipendente, trovare una libertà che non trovava in casa. Pensa di farsi una bella vita, libera. Questo è il peccato! Il male grave è aver rotto la relazione con il Padre, aver rivendicato la libertà in una età minorile (al confronto, l’andare con le prostitute è niente…). Questo rappresenta l’universale desiderio umano di libertà.

Patrimonio e natura. Il figlio chiede il ‘patrimonio’: si usa il termine ‘ousia’ che vuol dire ‘natura’. La sua natura si identifica con il patrimonio…

Va dove vuole con la sua libertà, vive in modo dissoluto, letteralmente: ‘insanabile’ e ‘senza salvezza’. Ma va a finire che si trova in una condizione peggiore: sotto padrone e con i porci (situazione di grande impurità) e in più senza poter mangiare. La sua ‘natura’ è peggiore di quella dei porci. Voleva liberarsi dal padre, ed è caduto in un grande abisso. Diventa schiavo di se stesso e delle situazioni del mondo. Noi cattivi ci incateniamo e il mondo ci incatena ancora di più…

Guardiamo ad esempio ciò che è successo nel giardino dell’Eden (Gen 3): decidere contro il padre con una presunta libertà porta alla vergogna della nudità… Da amici di Dio si sono ridotti ad avere una discendenza di morte (Caino) tanto che Dio si rammaricò di aver creato l’uomo (il diluvio).

Chi è questo ragazzo?

– Sono i peccatori, quelli con cui Gesù mangiava.

– Ma anche in un certo modo i popoli pagani, mentre il figlio maggiore è Israele. Per i popoli pagani il principio di salvezza non è la loro conversione interna. Nella Scrittura non c’è mai che un popolo pagano chieda perdono. Piuttosto è la luce di Gesù che entra e attira!

– Quel ragazzo è anche ogni fedele cristiano che cade, che vuole liberarsi dalla religione. Anche a noi viene da pensare che la nostra libertà sia l’indipendenza da Dio…

Il figlio minore è in cammino: vuole anzitutto le cose del Padre.Il figlio minore vuole tornare a casa, ma ci vuole tornare come schiavo…

Si può anche pensare che Luca punta ad illuminare la liberalità del Padre, che vuole il figlio ed è disposto a dargli tutto.

Ci vuole un salvatore! Il padre lo vede e prova compassione. Un amore che porta all’azione. E correndo casca sulle spalle del figlio e lo bacia. E riabilita il figlio. Non per il bene che ha fatto, ma per il suo amore gratuito di padre. È il padre l’origine del bene.

Questa compassione è un grandissimo desiderio del padre, che lo fa correre verso il figlio.

L’amore di Dio Padre per noi ci è trasmesso attraverso il Cristo, che è come il braccio del Padre (Agostino). Ireneo dice che lo Spirito e Gesù sono le braccia del Padre. Noi conosciamo il Padre attraverso Gesù, il sigillo di Dio, e lo Spirito che ci ricorda le parole di Gesù.

Il padre mantiene sempre la relazione con il figlio! È questa relazione che lo costituisce padre e lo costituisce in dovere di stare con il figlio.

Ho peccato contro il cielo davanti a te. Il nostro amore verso Dio è letto sull’amore verso il prossimo!

Il ragazzo non riesce a terminare la frase: il padre lo ricopre con la prima veste, la veste bella, l’anello, i sandali (segno della dignità).

La festa è di tutta la famiglia: facciamo festa! Noi cristiani vi leggiamo la grande festa che Dio fa per il ritorno di ciascuno di noi. E anche la festa escatologica, descritta come un banchetto per tutti i popoli. Il tempo della fine non è solo quello del giudizio, ma quello della festa.

Qui non c’è la parola perdono, ma la situazione conseguente, che è la festa!

L’Eucaristia è per noi la festa. La confessione prima della Messa ci prepara alla festa, che è dono di Dio di cui io sono indegno!

Il figlio è totalmente risanato e riammesso per causa del padre.

Il figlio maggiore è un ottimo ragazzo, vissuto nella legalità. Non ha mai disobbedito. Da tanti anni serve il padre. E contesta il padre che non gli ha dato nulla per far festa.

Sta in casa come schiavo. Non gode della libertà e della abbondanza che il minore vede da lontano. Prende le distanze dal minore (questo tuo figlio) che ha ha dato le sue sostanze/la sua vita a cani e porci…

Il padre guarda al fatto che il minore era morto, era perduto. Il maggiore non è entrato nel dramma del fratello!

E il padre si mostra con la stessa capacità di amore al maggiore come al minore.

Misericordiosi come il Padre

Per giungere alla compassione del padre non abbiamo bisogno di fare carità, ma di rinnovare il cuore, la nostra percezione dell’uomo, delle persone; di uscire dalle categorie esterne del servizio, di entrare nella mentalità di questo padre che conserva verso il figlio questa relazione di padre!

‘Misericordiosi come il Padre’: esige prima di tutto di rivedere il nostro giudizio, di rivedere come ci rapportiamo agli altri, anche quelli che possono offenderci. Esige un cammino di identificazione con il Padre!

Questo è possibile attraverso il Cristo! Parlando così del Padre, Gesù sta dando giustificazione a come Lui si sta comportando con la gente, Lui che è in mezzo ai fuori-legge perché agisce nella volontà del Padre.

Noi conosciamo Gesù, fatto uomo e fatto parola: attraverso di lui possiamo acquisire la caratteristica fondamentale dell’essere cristiani, ricostruire in noi l’immagine di Dio, che è misericordia!