Vademecum per la Confessione

È iniziato il Giubileo straordinario della misericordia, tempo favorevole anche per riscoprire il Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione. Ecco una scheda che può essere utile per la celebrazione personale della Confessione. Si può scaricare qui il pieghevole del Vademecum per la Confessione e l’Indulgenza.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 1423-1424) evidenzia la ricchezza del Sacramento della Penitenza spiegando le parole con le quali lo chiamiamo:

«E’ chiamato sacramento della conversione poiché realizza sacramentalmente l’appello di Gesù alla conversione (Cf. Mc 1,15), il cammino di ritorno al Padre (Lc 15,18) da cui ci si è allontanati con il peccato.

E’ chiamato sacramento della Penitenza poiché consacra un cammino personale ed ecclesiale di conversione, di pentimento e di soddisfazione del cristiano peccatore.

E’ chiamato sacramento della confessione poiché l’accusa, la confessione dei peccati davanti al sacerdote è un elemento essenziale di questo sacramento. In un senso profondo esso è anche una “confessione”, riconoscimento e lode della santità di Dio e della sua misericordia verso l’uomo peccatore.

E’ chiamato sacramento del perdono poiché, attraverso l’assoluzione sacramentale del sacerdote, Dio accorda al penitente “il perdono e la pace”. E’ chiamato sacramento della Riconciliazione perché dona al peccatore l’amore di Dio che riconcilia: “Lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5,20). Colui che vive dell’amore misericordioso di Dio è pronto a rispondere all’invito del Signore: “Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello” (Mt 5,24)».

Il Rito della Penitenza aiuta a vivere bene questo incontro con la misericordia di Dio che si manifesta nella Chiesa, indicando con precisione quel che devono fare il penitente e il confessore.

1. Esame di coscienza

Bisogna permettere allo Spirito di fare chiarezza nella propria vita, alla luce della Parola di Dio. Tutta la Parola illumina la nostra vita. Alcuni testi possono essere particolarmente utili: Mt 5,1-12 (le beatitudini); Rm 12 (le esortazioni di san Paolo ai Romani); 1Cor 13 (l’inno alla carità); Ap 2-3 (le lettere alle sette chiese).

Il Rito della Penitenza propone la traccia qui riportata per un esame della propria coscienza.

I. Il Signore dice: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore».

1. Il mio cuore è davvero orientato a Dio, e posso dire di amarlo davvero sopra tutte le cose e con amore di figlio, nell’osservanza fedele dei suoi comandamenti? Mi lascio troppo assorbire dalle cose temporali? Ed è sempre retta la mia intenzione nell’agire?

2. È salda la mia fede in Dio, che nel Figlio suo ha rivolto a noi la sua parola? Ho dato la mia piena adesione alla dottrina della Chiesa? Ho avuto a cuore la mia formazione cristiana, ascoltando la parola di Dio, partecipando alla catechesi, evitando tutto ciò che può insidiare la fede? Ho professato sempre con coraggio e senza timore la mia fede in Dio e nella Chiesa? Ho tenuto a dimostrarmi cristiano nella mia vita privata e pubblica?

3. Ho pregato al mattino e alla sera? E la mia preghiera è un vero colloquio cuore a cuore con Dio, o è solo una vuota pratica esteriore? Ho saputo offrire a Dio le mie occupazioni, le mie gioie e i miei dolori? Ricorro a lui con fiducia nelle tentazioni?

4. Ho riverenza e amore verso il nome santo di Dio, o l’ho offeso con la bestemmia, col falso giuramento, col nominarlo invano? Sono stato irriverente verso la Madonna e i Santi?

5. Santifico il giorno del Signore e le feste della Chiesa, prendendo parte con partecipazione attiva, attenta e pia alla celebrazione liturgica, e specialmente alla Messa? Ho osservato il precetto della confessione annuale e della comunione pasquale?

6. Ci sono per me « altri dei », cioè espressioni o cose delle quali mi interesso o nelle quali ripongo fiducia più che in Dio, per es.: ricchezza, superstizioni, spiritismo e altre forme di magia?

II. Il Signore dice: « Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi ».

1. Amo davvero il mio prossimo, oppure abuso dei miei fratelli, servendomi di loro per i miei interessi e riservando ad essi un trattamento che non vorrei fosse usato con me? Sono stato ad essi di grave scandalo con le mie parole o le mie azioni?

2. Nella mia famiglia (come figlio, come genitore, come coniuge), ho contribuito con la pazienza e con vero amore al bene e alla gioia degli altri?

3. So dare del mio, senza gretto egoismo, a chi è più povero di me? Per quanto dipende da me, difendo gli oppressi e aiuto i bisognosi? Oppure tratto con sufficienza o con durezza il mio prossimo, specialmente i poveri, i deboli, i vecchi, gli emarginati, gli immigrati?

4. Mi rendo conto della missione che mi è stata affidata? Ho partecipato alle opere di apostolato e di carità della Chiesa, alle iniziative e alla vita della parrocchia? Ho pregato e dato il mio contributo per le necessità della Chiesa e del mondo, per es. per l’unità della Chiesa, per l’evangelizzazione dei popoli, per l’instaurazione della giustizia e della pace?

5. Mi prendo a cuore il bene e la prosperità della comunità umana in cui vivo, o mi curo soltanto dei miei interessi personali? Partecipo, per quanto posso, alle iniziative che promuovono la giustizia, la pubblica moralità, la concordia, le opere di beneficenza? Ho compiuto i miei doveri civici? Ho pagato le tasse?

6. Sono giusto, impegnato, onesto nel lavoro, volenteroso di prestare il mio servizio per il bene comune? Ho dato la giusta mercede agli operai e a tutti i sottoposti? Ho osservato i contratti e tenuto fede alle promesse?

7. Ho prestato alle legittime autorità l’obbedienza e il rispetto dovuti?

8. Se ho qualche incarico o svolgo mansioni direttive, bado solo al mio tornaconto o mi impegno per il bene degli altri, in spirito di servizio?

9. Ho praticato la verità e la fedeltà, oppure ho arrecato del male al prossimo con menzogne, calunnie, detrazioni, giudizi temerari, violazione di segreti?

10. Ho attentato alla vita e all’integrità fisica del prossimo, ne ho offeso l’onore, ne ho danneggiato i beni? Ho procurato o consigliato l’aborto? Ho serbato odio? Sono stato rissoso? Ho pronunziato insulti e parole offensive, fomentando screzi e rancori? Ho colpevolmente ed egoisticamente omesso di testimoniare l’innocenza del prossimo?

11. Ho rubato? Ho ingiustamente desiderato la roba d’altri? Ho danneggiato il prossimo nei suoi averi? Ho restituito quanto ho sottratto e ho riparato i danni arrecati?

12. Se ho ricevuto dei torti, mi son dimostrato disposto alla riconciliazione e al perdono per amore di Cristo, o serbo in cuore odio e desiderio di vendetta?

III. Cristo Signore dice:« Siate perfetti come il Padre ».

1. Qual è l’orientamento fondamentale della mia vita? Mi faccio animo con la speranza della vita eterna? Ho cercato di ravvivare la mia vita spirituale con la preghiera, la lettura e la meditazione della parola di Dio, la partecipazione ai sacramenti? Ho praticato la mortificazione? Sono stato pronto e deciso a stroncare i vizi, a soggiogare le passioni e le inclinazioni perverse? Ho reagito all’invidia, ho dominato la gola? Sono stato presuntuoso e superbo, e ho preteso di affermare tanto me stesso, da disprezzare gli altri e preferirmi ad essi? Ho imposto agli altri la mia volontà, conculcando la loro libertà e trascurando i loro diritti?

2. Che uso ho fatto del tempo, delle forze, dei doni ricevuti da Dio come i « talenti del vangelo »? Mi servo di tutti questi mezzi per crescere ogni giorno di più nella perfezione della vita spirituale? Sono stato inerte e pigro?

3. Ho sopportato con pazienza i dolori e le prove della vita? Come ho cercato di praticare la mortificazione, per compiere quello che manca alla passione di Cristo? Ho osservato la legge del digiuno e dell’astinenza?

4. Ho conservato puro e casto il mio corpo, pensando che è tempio dello Spirito Santo, destinato alla risurrezione e alla gloria? Ho custodito i miei sensi e ho evitato di contaminarmi nello spirito e nel corpo con pensieri e desideri cattivi, con parole e con azioni indegne? Mi sono permesso letture, discorsi, spettacoli, divertimenti in contrasto con l’onestà umana e cristiana? Sono stato di scandalo agli altri con il mio comportamento indecente? Nell’uso del matrimonio ho rispettato e osservato la legge morale?

5. Ho agito contro coscienza, per timore o per ipocrisia?

6. Ho cercato di comportarmi in tutto e sempre nella vera libertà dei figli di Dio e secondo la legge dello Spirito, o mi sono lasciato asservire dalle mie passioni?

2. L’accoglienza del sacerdote

Accostandosi al presbitero che lo accoglie, il penitente e, secondo l’opportunità anche il sacerdote, si fa il segno della croce, dicendo:

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Il sacerdote invita il penitente alla fiducia in Dio, con queste parole o altre simili:

Il Signore, che illumina con la fede i nostri cuori,

ti dia una vera conoscenza dei tuoi peccati

e della sua misericordia.

Secondo l’opportunità, il sacerdote, legge o dice a memoria qualche testo della sacra Scrittura, in cui si parla della misericordia di Dio e viene rivolto all’uomo l’invito a convertirsi.

3. La confessione dei peccati e l’accettazione della penitenza

Il penitente confessa con sincerità i suoi peccati al presbitero, consegnando la propria vita al Padre misericordioso e desideroso di perdonare. L’accusa dei peccati va fatta in modo semplice, chiaro e sobrio. La Confessione infatti è altra cosa rispetto alla direzione spirituale, che lodevolmente può essere richiesta in altro momento.

Il presbitero aiuta il penitente, se necessario, a fare una confessione integra, gli rivolge consigli adatti e lo esorta alla contrizione dei suoi peccati.

Gli propone quindi un esercizio penitenziale, un concreto impegno di conversione, per esempio una preghiera o un’opera di misericordia e il penitente l’accetta in soddisfazione dei suoi peccati e per la maturazione della sua vita.

4. Preghiera del penitente

Il sacerdote invita il penitente a manifestare il dispiacere per i peccati e il fermo proposito di non commetterli più; e il penitente lo fa recitando l’Atto di dolore o qualche altra formula simile, suggerita dal Rito. Per esempio:

Signore Gesù,

che volesti esser chiamato

amico dei peccatori,

per il mistero della tua morte

e risurrezione

liberami dai miei peccati

e donami la tua pace,

perché io porti frutti di carità,

di giustizia e di verità.

Oppure:

Padre santo, come il figliol prodigo

mi rivolgo alla tua misericordia:

«Ho peccato contro di te,

non son più degno

d’esser chiamato tuo figlio ».

Cristo Gesù, Salvatore del mondo,

che hai aperto al buon ladrone

le porte del paradiso,

ricordati di me nel tuo regno.

Spirito Santo,

sorgente di pace e d’amore,

fa’ che purificato da ogni colpa

e riconciliato con il Padre

io cammini sempre

come figlio della luce.

Oppure:

Ricordati, Signore, del tuo amore,

della tua fedeltà che è da sempre.

Non ricordare i miei peccati:

ricordati di me nella tua misericordia,

per la tua bontà, Signore. (Sal 24, 6-7)

5. Assoluzione

Il sacerdote tenendo stese le mani sul capo del penitente (l’antico segno della effusione dello Spirito), dice:

Dio, Padre di misericordia,

che ha riconciliato a sé il mondo

nella morte e risurrezione del suo Figlio,

e ha effuso lo Spirito Santo

per la remissione dei peccati,

ti conceda,

mediante il ministero della Chiesa,

il perdono e la pace.

E io ti assolvo dai tuoi peccati

nel nome del Padre e del Figlio 

e dello Spirito Santo.

Il penitente risponde:
Amen.

Dopo l’assoluzione il sacerdote prosegue:

Lodiamo il Signore perché è buono.

Il penitente conclude:
Eterna è la sua misericordia.

Quindi il sacerdote congeda il penitente riconciliato, dicendo:

Il Signore ha perdonato i tuoi peccati.

Va’ in pace.